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Progetto RadioASTRO80

Nell’articolo Radioastronomia a microonde (10-12 GHz), abbiamo introdotto l’importanza della Radioastronomia e l’opportunità che questa offre a noi astrofili di accedere ai misteri più profondi del Cosmo. In questo articolo invece ci dedicheremo al progetto RadioASTRO80, ovvero la costruzione di un vero e proprio radiotelescopio amatoriale nel range delle microonde (10-12 GHz). Ricordo che ASTROtrezzi non è responsabile di un qualsiasi danno a strumentazione e/o persone a seguito delle modifiche qui riportate.

Iniziamo pertanto con identificare quali sono i processi chiave che portano ad una “osservazione” radioastronomica. Prima di tutto dobbiamo identificare una sorgente, possibilmente astronomica, di onde radio (nel nostro caso microonde) sufficientemente intensa in modo da poter testare con semplicità il nostro strumento. Come per la luce visibile, anche nelle microonde, la sorgente astronomica più luminosa del cielo è il Sole. Infatti, comportandosi come quello che i fisici chiamano “corpo nero” (che per il Sole potrebbe sembrare una contraddizione), il Sole non emette luce solo nel visibile ma anche in una vasta gamma di radiazioni alcune delle quali raggiungono la superficie terrestre come l’infrarosso, le microonde o le onde radio. A questo punto, l’onda a microonde che arriva dal Sole deve essere raccolta da uno strumento ottico e convertita in un segnale elettrico. Per quanto riguarda la luce visibile, è l’occhio a svolgere questa funzione grazie a coni e bastoncelli in grado di convertire la luce in impulsi nervosi che attraverso il nervo ottico raggiungeranno il nostro cervello. Per le microonde e onde radio, l’occhio viene sostituito dall’antenna. L’antenna astronomica è praticamente identica a quella che utilizziamo per ricevere ad esempio la radio, la TV o i cellulari. Tutte queste tecnologie infatti utilizzando le onde radio come mezzo di comunicazione per trasportare i segnali più svariati. La forma e la tipologia di antenna dipende dalla lunghezza d’onda e quindi dal tipo di radiazione da captare. In particolare le antenne per la TV satellitare, dette generalmente parabole, sono in grado di ricevere segnali radio tra 10 e 12 GHz (microonde). Pertanto puntando un’antenna TV satellitare verso una sorgente astronomica che emette microonde con frequenza compresa tra 10 e 12 GHz, questa emetterà un segnale elettrico proporzionale all’intensità dell’onda ricevuta. Il debole segnale prodotto dall’antenna viene subito amplificato e abbassato in frequenza (dalle decine di GHz al centinaio di MHz) attraverso un componente elettronico noto come Low Noise Block converter (LNB). Al fine di non ottenere un segnale di scarsa qualità, il LNB deve essere poco rumoroso e pertanto deve avere il numero di dB associati al rumore il più basso possibile. Questo mediamente è compreso tra 0.1 ed 1.0 e pertanto LNB da 0.1 o 0.2 dB sono più che sufficienti per costruire un radiotelescopio amatoriale. Il sistema di antenna parabolica da 80 cm e LNB da 0.1 dB di rumore (38.8 dB di guadagno) ha un prezzo di circa 20 euro. A questo punto avete il vostro segnale radio amplificato dal LNB. Con questo potete sbizzarrirvi costruendo sistemi sempre più complessi. Il progetto RadioASTRO80 ne include tre, che funzionano contemporaneamente offrendo al radiotelescopio amatoriale, la massima operatività. In seguito andremo ad analizzarne uno alla volta, partendo dal più semplice ed economico arrivando al sistema più complesso (e ovviamente costoso).

MISURA AUDIO DI UN SEGNALE RADIOASTRONOMICO

La cosa più semplice che si può fare un segnale radioastronomico è quello di trasformarlo in un segnale acustico. Per fare ciò ci si può avvalere di una tecnologia economica, presente sul mercato per fini ovviamente diversi da quello astronomico ovvero il satellite finder. Questo strumento, che in italiano suonerebbe come “il cercatore di satelliti” permette, una volta collegato al sistema antenna + LNB, di identificare un satellite TV emettendo un segnale tanto più intenso quanto più intenso è il segnale raccolto dall’antenna. Questo garantisce un comodo ed economico puntamento delle antenne paraboliche. Ma per noi radioastronomi amatoriali, il satellite finder è un generatore di suoni che sono tanto più acuti quanto intensa è la radiosorgente astronomica che andiamo a puntare. Quindi non ci resta che andare a comprare un satellite finder, del costo di circa 10 euro, attaccarlo all’uscita del LNB e puntare l’antenna verso il Sole. Sentiremo un segnale che aumenterà di intensità finché il Sole non entrerà al centro del campo visivo dell’antenna. In questo modo possiamo puntare la parabola alla destra del Sole, ed “ascoltarne” il suo transito. Questo è il sistema più semplice per costruirsi un radiotelescopio amatoriale. Dobbiamo comunque riportare un problema connesso al satellite finder. Questo oggetto è pensato per essere collegato al decoder della TV satellitare, il quale fornisce in uscita una tensione di 15V, utile per alimentare il satellite finder e l’LNB. Purtroppo essendo il nostro utilizzo astronomico, se vogliamo svincolarci dalla presenza del decoder TV, è necessario fornire al satellite finder ed all’LNB una tensione esterna. Questa può essere fornita o tramite un convertitore 220 V AC (alternata) in 15 V DC (continua) o tramite un pacco batterie costituito da due batterie da 9V. Seppur quest’ultima configurazione fornisce una corrente continua da 18V, questa è supportata dal sistema anche se la tensione massima consigliata è di 17V. In ogni caso preferiamo l’utilizzo di un convertitore AC-DC in quanto la stabilità di amplificazione dipende dalla stabilità dell’alimentatore, garantita maggiormente dalla rete elettrica rispetto alle normali batterie.

La tensione andrà portata all’ingresso “decoder TV” del satellite finder. L’elettronica interna del satellite finder con relativi ingressi LNB e decoder TV sono mostrati in Figura 1.

Figura 1: l’elettronica interna del satellite finder.

MISURA ELETTRICA DI UN SEGNALE RADIOASTRONOMICO

Il satellite finder però non genera solo un segnale audio, ma la stessa tensione che alimenta il “cicalino”, permette ad un’asticella analogica di muoversi su una scala graduata la quale quantifica l’intensità del segnale a microonde (vedi Figura 2).

Figura 2: l’asta graduata (da 1 a 10) dell’intensità del segnale

Se il segnale risulta troppo debole, sia dal punto di vista audio che visivo (asticella segna valori bassi tipo 1 o 2), è possibile amplificare il segnale agendo sulla manopola graduata presente sul satellite finder (Vedi figura 2). Dal punto di vista elettronico, il satellite finder acquisisce il segnale dal LNB, lo amplifica ulteriormente producendo una tensione massima di 500 mV in grado di alimentare contemporaneamente il cicalino e l’asta graduata. Questo segnale elettrico compreso tra 0 e 500 mV può essere estratto dai contatti dell’asticella graduata (vedi Figura 1) e misurato con un tester o portato in ingresso della porta microfono di un PC. Noi consigliamo comunque di utilizzare un tester, più sicuro in quanto prima di connettere la tensione del satellite finder al PC bisognerebbe valutarne l’accoppiamento. Grazie a questo sistema possiamo quantificare le nostre osservazioni ottenendo alla fine una misura in tensione del nostro segnale radioastronomico.

DIGITALIZZAZIONE DEL SEGNALE RADIOASTRONOMICO

Il segnale in tensione generato dal satellite finder e compreso tra 0 e 500 mV può essere amplificato ulteriormente grazie all’utilizzo di un amplificatore operazionale (a singola alimentazione 0, +V e non ad alimentazione duale). Questo può essere alimentato con una singola batteria a 9 V ed utilizzando delle resistenze opportune permette di amplificare il nostro segnale di tensione di un fattore 10, ottenendo quindi all’uscita del sistema satellite finder + amplificatore operazionale una tensione variabile tra 0 V (assenza di segnale) e + 5 V (massimo segnale). Agendo sull’amplificatore del satellite finder ovviamanete il massimo segnale può essere fatto variare da +5 V a qualche millivolt. Consigliamo come massima tensione di uscita un valore pari a circa +4 V. Questo mette in sicurezza il sistema di digitalizzazione che ora andremo a descrivere.

Al fine di quantificare e registrare il nostro segnale radioastronomico possiamo digitalizzare il segnale analogico di tensione prodotto dal sistema satellite finder + amplificatore operazionale. Per fare ciò ci serve un Analog to Digital Converter (ADC) ovvero un componente elettronico in grado di trasformare un segnale di ampiezza X in un numero digitale memorizzabile su PC pari a X. L’ADC più economico e che permette di interfacciarsi con un PC in modo semplice è Arduino Uno. Questo costa circa 20 euro e necessita di un cavo USB ed un PC per la memorizzazione dei dati (si può usare anche un shield con scheda SD incorporata). Arduino vuole in ingresso un segnale analogico di tensione massima pari a +5 V (da qui il valore massimo consigliato di +4 V) e fornisce un segnale digitalizzato a 10 bit con una frequenza di campionamento di 60 Hz. Questo significa che se in ingresso forniamo un segnale di ampiezza massima pari a +4 V, Arduino produrrà un segnale digitale (numero) con risoluzione 4 mV, 60 volte al secondo. Questi dati verranno registrati su disco fisso in formato TXT e potranno essere utilizzati per una futura analisi. Il programma che si occupa della scrittura su file è detto radioastroino_v1.pde ed è stato sviluppato da ASTROtrezzi in Processing 2. Il listato è riportato qui sotto:

import processing.serial.*;

import java.text.*;

import java.util.*;

import cc.arduino.*;

 

Arduino arduino;

int analogPin = 0;

int value = 0;

 

PrintWriter output;

DateFormat fnameFormat= new SimpleDateFormat(“yyMMdd_HHmm”);

DateFormat timeFormat = new SimpleDateFormat(“hh:mm:ss”);

String fileName;

Serial myPort;

char HEADER = ‘H’;

 

void setup(){

 arduino = new Arduino(this, Arduino.list()[0], 57600);

 Date now = new Date();

 fileName = fnameFormat.format(now);

 output = createWriter(fileName + “.txt”);

}

 

void draw(){

 String time; 

 String timeString = timeFormat.format(new Date());

 value = arduino.analogRead(analogPin);

 output.println(timeString + ” ” + value);

}

 

void keyPressed(){

    output.flush();

    output.close();

    exit();

}

Bisogna ricordare che prima di lanciare questo programma è necessario eseguire la scrittura sul firmware di Arduino eseguendo il programma Examples > Firmata > StandardFirmata in linguaggio Arduino.

Se un segnale radioastronomico non è particolarmente veloce (come un transito che solitamente dura una decina di minuti), allora è possibile aumentare la risoluzione del nostro segnale digitale mediando il valore in tensione su un secondo di presa dati. Il programma che realizza l’analisi dei dati è detto radioastroino.cpp ed è stato sviluppato da ASTROtrezzi in C++ come macro per CERN ROOT. Il listato è riportato qui sotto.

{

cout << “RADIOASTROINO on CERN/ROOT” << endl;

ifstream fradioastroino;

fradioastroino.open (“radioastroino.txt”);

int i, N;

string timefile;

float adu[60];

float average[3600];

float errorx[3600];

float errory[3600];

float time[3600];

N = 0;

for(i = 0; i < 60; i++) adu[i] = 0;

for(i = 0; i < 3600; i++) {average[i] = 0; errorx[i] = 0; errory[i]=((1.0/sqrt(60.0))/1023.0)*5.0; time[3600];}

while(!fradioastroino.eof())

   {

   for(i = 0; i < 60; i++)

      {

      fradioastroino >> timefile;

      fradioastroino >> adu[i];

      average[N] = average[N] + adu[i];

      }

   average[N] = average[N] / 60;

   cout << time [N] << ” ” << average[N] << endl;

   N = N+1;

   time[N] = N; //seconds from start

   }

gr = new TGraphErrors(N,time,average,errorx,errory);

gr->SetTitle(“RadioASTROino”);

gr->GetXaxis()->SetTitle(“Time (sec)”);

gr->GetYaxis()->SetTitle(“ADU”);

gr->SetMarkerStyle(8);

gr->Draw(“ALP”);

fradioastroino.close();

}

Il software, interamente sviluppato da ASTROtrezzi è open source e pertanto può essere distribuito e modificato. Consigliamo comunque la segnalazione all’indirizzo davide@astrotrezzi.it . Il sistema antenna + LNB + satellite finder (alimentato esternamente da rete elettrica domestica) + amplificatore operazionale + Arduino + PC, detto RadioASTRO80 è mostrato in Figura 3. Questo può essere montato comodamente su una montatura equatoriale. Nel caso di RadioASTRO80 abbiamo utilizzato una SkyWatcher NEQ6 con attacco Losmandy.

Figura 3: il progetto RadioASTRO80 in funzione.

Il risultato ottenuto dal primo test di RadioASTRO80, consistente nella misura del transito solare, è mostrato in Figura 4.

Figura 4: transito solare “osservato” con RadioASTRO80 ed elaborato con radioastroino.cpp.




M35 (NGC 2168) – 22/02/2015

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Rifrattore Tripletto APO FPL53 (APO reftactor triplet FPL53) Tecnosky 80mm f/6

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) con filtro Baader (with Baader Filter) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico SkyWatcher 102mm f/5

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): riduttore/spianatore 0.8x a quattro elementi (four elements 0.8x reducer/field flattener)

Software (Software): PixInsight + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  2” IDAS LPS-D1

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4770 x 3178 (finale/final)

Data (Date): 22/02/2015

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 9 x 600 sec at/a 400 ISO.

Calibrazione (Calibration): 4 dark, 53 bias, 51 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 20.6%

Campionamento (Pixel scale): 2.1758 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 384 mm

M35 (NGC 2168) - 22/02/2015




NGC 2246 – 22/02/2015

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Rifrattore Tripletto APO FPL53 (APO reftactor triplet FPL53) Tecnosky 80mm f/6

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) con filtro Baader (with Baader Filter) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico SkyWatcher 102mm f/5

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): riduttore/spianatore 0.8x a quattro elementi (four elements 0.8x reducer/field flattener)

Software (Software): PixInsight + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  2” IDAS LPS-D1

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4770 x 3178 (finale/final)

Data (Date): 22/02/2015

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 4 x 600 sec at/a 400 ISO.

Calibrazione (Calibration): 4 dark, 53 bias, 51 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 20.6%

Campionamento (Pixel scale): 2.1758 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 384 mm

NGC 2246 - 22/02/2015




Marzo 2015

Riportiamo gli scarti, le prove ed altro riferiti al mese di Marzo 2015 (per maggiori informazioni cliccare qui).

 

 

 

 

 

Nebulosa Rosetta (HaRGB) - 02/03/2015 (Ha) | 22/02/2015 (RGB)




Costruire un Power Box

L’astrofotografia moderna ci ha imposto una serie di strumenti altamente tecnologici e completamente automatizzati i quali però prevedono l’utilizzo di alimentazione elettrica esterna. In particolare, considerando un setup amatoriale di base, in termini di consumi abbiamo: computer portatile (2-5 A a seconda del modello: netbook o laptop), montatura equatoriale (1-2 A ad esempio per una SkyWatcher NEQ6), camera CCD (2 A ad esempio per una ATIK 383L+) , camera di guida (0.5 A circa) per non parlare di eventuali fasce anticondensa, focheggiatori automatici, ruota portafiltri e molto altro. Sommando ciascun termine si ottiene un valore di circa 5-8 A complessivi. Il mercato astronomico ci offre batterie (battery tank) di dimensioni variabili tra 7 e 17 Ah. Questo significa che a setup completo abbiamo un’autonomia di circa 1-2 ore. Considerando le lunghe e fredde notti d’inverno, rischiamo di rimanere senza corrente elettrica già prima di iniziare la sessione astrofotografica. Proprio per questo può essere utile autocostruirsi un alimentatore ad hoc con batterie di capacità superiore. In questo articolo vedremo come realizzarne una in grado di soddisfare tutte le nostre necessità. ASTROtrezzi non si assume nessuna responsabilità su eventuali danni o mal utilizzo conseguenti alla realizzazione dell’alimentatore qui descritto. Iniziamo con il dire che tutto quello che abbiamo bisogno è: una o più (nel modello qui descritto ne abbiamo utilizzate due da 50 Ah) batterie al piombo chiuse per automobili con capacità variabile tra 40 e 100 Ah. Una cassetta degli attrezzi in grado di sopportare il peso della/delle batteria/e. Noi ne abbiamo utilizzata una della Stanley, leggera e resistente. Dei cavi elettrici con spessore sufficiente per supportare la potenza di utilizzo e quella di ricarica della batteria. Una serie di porte accendisigari con corrispettivi fusibili con capacità adatta agli strumenti utilizzati (nel nostro caso abbiamo utilizzato fusibili da 5A). Uno stringicavo per idraulica (quello per vincolare la canna per giardini ai rubinetti) in metallo. Ovviamente avrete bisogno anche degli strumenti base per lavorare, ovvero: forbici, nastro adesivo per elettricisti, saldatore e stagno, tester, trapano (meglio se a colonna) ed infine cacciaviti, brugole e strumentame vario.

Iniziamo pertanto con il forare la nostra cassetta degli attrezzi in modo da poter fissare le porte accendisigaro come riportato in figura 1.

Figura 1: la posizione delle porte accendisigaro sulla cassetta degli attrezzi

 Una volta forata, ripulite la bava e fissate le porte accendisigari. Il numero di tali porte dipenderà dalle vostre necessità e dalla disponibilità di spazio. Nel nostro caso è stato necessario forare anche il vano portaoggetti in modo che ci sia la possibilità di far passare i cavi fino a raggiungere la batteria/ le batterie che si troveranno nel vano principale della cassetta degli attrezzi (vedi figura 2).

Figura 2: a sinistra l’installazione delle porte accendisigaro, a destra i fori passanti che permettono di collegare le porte alla batteria

Ora si può cominciare a saldare i cavi. Consiglio vivamente, per questione di ordine e sicurezza, di utilizzare due colori diversi per il polo positivo e negativo. Saldate i cavi relativi al polo positivo della batteria sul connettore della porta accendisigari con indicato il simbolo (+) e quelli relativi al polo negativo sull’altro connettore. In una posizione comoda del cavo relativo al polo positivo saldate il porta-fusibile. In ogni caso, consiglio invece della saldatura, l’utilizzo di comodi mammut. Inserire quindi il fusibile nel relativo porta-fusibile dopo averne verificato il funzionamento. Lasciate una porta accendisigari priva di fusibile. Questa vi servirà per caricare la batteria con caricabatterie esterne (utilizzate pure porte alternative all’accendisigari in funzione del cavo di ingresso dal caricabatterie). Il valore di corrente del fusibile deve essere scelto in funzione del carico che volete applicare. Nel nostro caso sono stati utilizzati fusibili da 10A. Un’immagine del sistema di connessioni è riportato in figura 3.

Figura 3: il sistema di cablaggio delle porte accendisigari con innesto degli opportuni fusibili.

A questo punto non vi resta che collegare tutti i cavi a polarità positiva al polo dello stesso segno della batteria (di solito coperto con un tappo, ricordate di rimuoverlo) e lo stesso con i cavi a polarità negativa. Ricordate prima di connettere il tutto di verificare con un tester che non vi siano dei corti circuito. Un corto con batterie di alta potenza potrebbero portare a scariche elettriche molto pericolose. Inoltre non toccate mai entrambe i poli della/e batteria/e al fine di evitare scariche elettriche anche mortali. Il sistema di connessioni alla batteria (nel caso in esame due batterie da 50Ah) è riportato in figura 4. Al fine di fissare i contatti con i poli della batteria consigliamo di utilizzare degli stringitubo idraulici in metallo.

Figura 4: connessioni con la/le batteria/e. Ricordatevi di fissare le batterie nella cassetta degli attrezzi.

Non ci resta quindi che chiudere la cassetta degli attrezzi assicurandone bene il serraggio (eventualmente fissando il tutto con viti passanti) e mettere il tutto sotto carica (Figura 5). Grazie a questo sistema ora avrete un’autonomia di parecchie ore da sfruttare nelle lunghe e fredde notti invernali: buon divertimento!

Figura 5: il power box completo.

 

 




NGC 4565 – 19/02/2015

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Ritchey-Chrétien GSO 203 mm f/8

Camera di acquisizione (Imaging camera): CCD Atik 383L+ B/W [5.4 μm] @ -12.0°C

Montatura (Mount): SkyWatcher AZ-EQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico SkyWatcher 102mm f/5

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presenti (not present)

Software (Software): PixInsight 1.8 + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): ruota portafiltri / filter wheel ATIK EFW2 USB

Filtri (Filter): 2” Astronomik CCD L, R, G, B

Risoluzione (Resolution): 3362 x 2504 (originale/original), 3362 x 2537 (finale/final)

Data (Date): 19/02/2014

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 5 x 600 sec bin 1×1 L, 3 x 500 sec bin 2×2 R, 3 x 500 sec bin 2×2 G, 3 x 500 sec bin 2×2 B

Calibrazione (Calibration): 10 x 600 sec bin 1×1 dark, 35 bias bin 1×1, 25 flat L, 10 x 500 sec bin 2×2 dark, 36 bias, 25 flat R, 25 flat G, 25 flat B

Fase lunare media (Average Moon phase): 1.3%

Campionamento (Pixel scale):  0.693058 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 1624 mm

Note (note): Composizione LRGB / LRGB composition

NGC 4565 - 19/02/2015




Hickson Compact Group 44 – 19/02/2015

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Ritchey-Chrétien GSO 203 mm f/8

Camera di acquisizione (Imaging camera): CCD Atik 383L+ B/W [5.4 μm] @ -12.0°C

Montatura (Mount): SkyWatcher AZ-EQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico SkyWatcher 102mm f/5

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presenti (not present)

Software (Software): PixInsight 1.8 + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): ruota portafiltri / filter wheel ATIK EFW2 USB

Filtri (Filter): 2” Astronomik CCD L, R, G, B

Risoluzione (Resolution): 3362 x 2504 (originale/original), 3362 x 2537 (finale/final)

Data (Date): 19/02/2014

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 6 x 600 sec bin 1×1 L, 3 x 500 sec bin 2×2 R, 3 x 500 sec bin 2×2 G, 3 x 500 sec bin 2×2 B

Calibrazione (Calibration): 10 x 600 sec bin 1×1 dark, 35 bias bin 1×1, 25 flat L, 10 x 500 sec bin 2×2 dark, 36 bias, 25 flat R, 25 flat G, 25 flat B

Fase lunare media (Average Moon phase): 1.3%

Campionamento (Pixel scale):  0.693058 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 1624 mm

Note (note): Composizione LRGB / LRGB composition

HCG44 - 19/02/2015




C/2014 Q2 (Lovejoy) – 23/01/2015

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Rifrattore ED (ED reftactor) Tecnosky Carbon Fiber 80mm f/7

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore Tripletto APO FPL53 (APO reftactor triplet FPL53) Tecnosky 80mm f/6

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): riduttore/spianatore 0.8x a quattro elementi (four elements 0.8x reducer/field flattener).

Software (Software): PixInsight + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  2” IDAS LPS-D1

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4770 x 3178 (finale/final)

Data (Date): 23/01/2015

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 39 x 240 sec at/a 1600 ISO.

Calibrazione (Calibration): 10 x 240 sec dark, 50 bias, 78 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 15.5 %

Campionamento (Pixel scale): 2.1758 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 448 mm

Note (note): non presente (not present)

C/2014 Q2 (Lovejoy) - 23/01/2015 | stelle e cometa fisse

C/2014 Q2 (Lovejoy) - 23/01/2015 | stelle mosse e cometa fissa




montatura SkyWatcher EQ 3.2

In questo articolo andremo ad analizzare la montatura SkyWatcher EQ 3.2 acquistata da Ottica Miotti (Milano) il 31/10/2008 accoppiata al telescopio Newton 150 mm f/5. La montatura EQ3.2 ha una massima capacità di carico di 5.5 kg ed è motorizzata in entrambi gli assi. La versione originale non prevede la presenza di un cannocchiale polare che è pertanto stato acquistato separatamente. La montatura è equipaggiata di cavalletto in alluminio e aggancio fisso per barre Vixen. Due contrappesi da 5 e 2.5 kg sono forniti in dotazione. A questo abbiamo aggiunto un ulteriore contrappeso autocostruito da 5 kg circa. Con questa montatura è stato possibile inseguire manualmente un obiettivo Canon EF 70 – 300 mm f/4-5.6 IS USM a 300 mm montato in parallelo ad un telescopio rifrattore SkyWatcher 70 mm f/7 fino ad un massimo di 3 minuti (vedi figura 1). La montatura risulta nell’insieme robusta, leggera e comoda da trasportare. Negativo invece il giudizio sulla connessione telecomando di controllo e motori, effettuata con il classico plug da telefono il quale si è rivelato fragile, specialmente con le basse temperature. I movimenti sono risultati piuttosto “pastosi” conseguenza del grasso di medio-bassa qualità utilizzato per lubrificare la montatura. Intorno a -10°C l’inseguimento diviene problematico, sia a causa del grasso che delle batterie le quali cedono facilmente con le basse temperature. Il secondo rimane comunque un problema secondario dato che la montatura è alimentatile anche con un power tank o una batteria da auto opportunamente modificata.

Figura 1: M42 ripresa montatura EQ3.2 e Canon EF 70 – 300 mm f/4-5.6 IS USM + Canon EOS 40D non modificata in parallelo (testa Geoptik GK2) ad un telescopio rifrattore acromatico SkyWatcher 70 mm f/7. Somma di 10 pose da 120 secondi a 800 ISO (no calibrazione) - 13/02/2010, Piani di Artavaggio (LC)

Al fine di migliorarne le potenzialità si è quindi deciso di modificare la montatura applicando le modifiche descritte in seguito. ASTROtrezzi.it non è responsabile di qualsiasi comportamento da parte di persone terze o malfunzionamento dell’attrezzatura astronomica a seguito di eventuali modifiche qui suggerite. Inoltre consigliamo l’applicazione di tali modifiche a sole persone mediamente esperte in ambito meccanico ed elettronico.

AUTOGUIDA

Abbiamo voluto implementare alla nostra montatura SkyWatcher EQ3.2 la porta autoguida seguendo il kit di montaggio venduto dall’azienda Shoestring Astronomy. Questo consiste in una porta ST4 e manuale di istruzioni per un costo totale di circa 18 euro. La guida esaustiva, in lingua inglese, permette tramite poche saldature di aggiungere la porta autoguida al vostro telecomando di controllo della montatura. Il risultato finale della modifica è riportata in Figura 2. La porta ST4 permette infine di interfacciare la nostra montatura con camere di guida come la Magzero MZ-5m e software come PhD Guiding.

Figura 2: porta autoguida per montatura EQ.3.2

ADATTATORE ATTACCO VIXEN A LOSMANDY

Non sempre la EQ3.2 rappresenta la montatura del neofita. Alcuni astrofili ed astrofotografi semi-professionisti o professionisti apprezzano comunque questa montatura che appare nell’insieme robusta e allo stesso tempo leggera. Fino a pochi anni fa inoltre la EQ3.2, grazie alla sua trasportabilità, era una valida alternativa a quello che oggi sono gli astroinseguitori, diffusissimi oramai sul mercato astronomico e non solo. Nel caso in cui la EQ3.2 rappresenti una valida compagna della più evoluta NEQ6 o simili, potrebbe diventare problematico l’utilizzo della medesima strumentazione ottica. Infatti le montature semi-professionali e professionali utilizzano spesso code di rondini di tipo Losmandy. Queste sono molto più larghe e robuste di quelle Vixen e pertanto incompatibili con una montatura EQ3.2. Per ovviare a ciò abbiamo costruito un adattatore Vixen – Losmandy utilizzando una barra Vixen a cui abbiamo fissato due morsetti Losmandy recuperati da degli anelli decentrabili per telescopi di guida. Il risultato è mostrato in Figura 3.

Figura 3: adattatore Vixen - Losmandy per montatura EQ.3.2

Il prezzo della modifica si aggira intorno alle 100 euro (2 morsetti Losmandy + barra Vixen). Le richieste tecniche sono la capacità di effettuare fori e filettature. Consigliamo comunque di ungere con grasso spray le viti di serraggio dei morsetti Losmandy, spesso poco fluidi e capaci di bloccarsi a seguito di grandi sbalzi termici (tipici delle notti astronomiche invernali).

SOSTITUZIONE GRASSO MONTATURA

Questa ultima modifica, praticamente a costo zero (l’importante è l’acquisto di un buon grasso in grado di sopportare escursioni termiche elevate), permette di migliorare la fluidità della montatura grazie alla sostituzione del grasso originale.

Si parte con lo smontaggio dell’asse di declinazione (Figura 4). Per fare ciò si inizia con lo sganciare i motorini di inseguimento seguendo la procedura illustrata nel manuale utente allegato alla montatura (se lo avete perso basta svitare con una brugola i grani che tengono ancorato il motore alla montatura e alla vite senza fine).

La montatura SkyWatcher EQ3.2

Fatto ciò apriamo il tappo anteriore di protezione del mirino polare. Di fronte a noi si vedrà il perno dell’asta contrappesi. Smontiamo l’asta in modo da avere più spazio nella regione. A questo punto andiamo a smontare il grosso dado che tiene vincolato alla montatura l’asse di declinazione. Fatto questo l’asse si staccherà dalla montatura come mostrato in Figura 5.

Figura 5: asse di declinazione rimosso dalla sua sede. Si presti attenzione alla rimozione degli o-ring.

Si procede pertanto alla rimozione di tutti i pezzi, prestando attenzione a non perderne alcuno e soprattutto segnando l’ordine di smontaggio al fine di poterne effettuare successivamente il rimontaggio. Svitando con una brugola le due viti di accoppiamento vite senza fine – corona, è possibile rimuovere la prima e, una volta smontata può, insieme alla corona, essere pulita completamente dal grasso originale tramite lavaggio con diluente da carrozzeria (Figura 6).

Figura 6: estrazione della corona e della vite senza fine.

Una volta separati tutti i pezzi e puliti con diluente (tranne ovviamente le guarnizioni), procediamo con la lubrificazione del tutto utilizzando il nostro grasso di qualità. A questo punto rimontiamo l’asse di declinazione, così come è stato smontato. Ricordiamoci di stringere il dado di ancoraggio dell’asse di declinazione in modo che quest’ultimo risulti fluido. Il gioco da compiere è “al tatto” ma l’importante è che l’asse possa ruotare su se stesso e, una volta bloccato, non sia soggetto a troppi giochi. Lo stesso vale per la vite senza fine. L’accoppiamento con la corona può essere fatto agendo su due viti, anch’esse a brugola, posizionate nei pressi della vite senza fine. Usate quindi queste due più la vite centrale (che serve da controspinta) finché il movimento dell’ingranaggio, da effettuare a mano utilizzando la vite senza fine, risulti fluido. La regolazione della vite senza fine non va effettuata con i motori ma unicamente a mano. Questo perché il tatto è più sensibile agli sforzi del vostro motorino (che a lungo andare, se soggetto a troppi sforzi, potrebbe subire anche danni irreversibili!). La regolazione della vite senza fine è il processo più delicato ed importante e pertanto dedicategli il tempo necessario. Alla fine dovreste avere un asse di declinazione che ruota su se stesso come un’elica quando le frizioni sono lasciate molli e fluido (senza giochi) quando queste vengono serrate.

Una volta finito di operare sull’asse di declinazione, procediamo con l’asse A.R. o di ascensione retta. Questo può essere smontato iniziando a rimuovere il mirino polare seguendo le istruzioni riportate nel manuale utente (ovvero svitate il mirino polare…). Rimuovete anche le ghiere di ascensione retta arrivando ad un disco uniforme di alluminio illustrato in Figura 7.

Figura 7: il disco di alluminio che "chiude" l'asse A.R.

Al fine di rimuovere la ghiera di A.R. è stato necessario svitare la vite di serraggio della stessa. Attraverso il foro dedicato a questa vite è possibile, ruotando l’asse di ascensione retta, raggiungere tre grani nascosti situati lateralmente al disco di alluminio di Figura 7.  Svitateli in modo da poter rimuovere il disco come mostrato in Figura 8.

Figura 8: rimozione del disco di blocco dell'asse di ascensione retta.

Svitato il disco di alluminio è possibile rimuovere l’asse di A.R. dalla montatura e quindi tramite le appositi viti disaccoppiare la vite senza fine della corona. Anche in questo caso è necessario segnare con cura la posizione dei singoli pezzi, lavarli con diluente (tranne le guarnizioni) e ingrassare di nuovo il tutto con grasso di qualità. La vite senza fine e corona ripulita è mostrata in Figura 9.  Anche per l’asse di A.R. è importantissimo il serraggio della vite senza fine che va effettuato a motori smontati (a mano) e dovrà essere tale per cui l’asse risulti libero a frizioni libere e fluido (senza giochi) a frizioni bloccate.

Figura 9: vite senza fine e corona dell'asse di ascensione retta ripuliti dal grasso originale

Una volta rimontati gli assi e regolati con cura l’accoppiamento con le viti senza fine (ricordate, movimenti fluidi al tatto, senza giochi da effettuare con le due viti di fissaggio e quella centrale di controspinta), montate l’asta contrappesi e i motori seguendo sempre il manuale di istruzioni. L’operazione di sostituzione del grasso è un lavoro piuttosto lungo ed impegnativo e può durare complessivamente anche una decina di ore.

TEST SUL CAMPO

Una volta aggiunta la porta autoguida ST4, l’adattatore Vixen – Losmandy e cambiato il grasso della montatura abbiamo effettuato il test della stessa da Briosco (MB) il giorno 01/01/2015. Abbiamo pertanto montato un obiettivo zoom Canon EF 70 – 300 mm f/4-5.6 IS USM + Canon EOS 500D modificata Baader in parallelo (testa Geoptik GK2) ad un telescopio rifrattore acromatico SkyWatcher 70 mm f/7. La camera di guida utilizzata è una Magzero MZ-5m controllata dal software PhD guiding 2.0. La velocità di correzione sul telecomando è stata impostata a 8x, al fine di avere correzioni veloci sul backslash. Una volta collegata l’autoguida, questa ha funzionato correttamente mostrando un grafico regolare. Subito si è notato un errore periodico in declinazione piuttosto elevato come mostrato in Figura 10. Questo potrebbe essere dovuto ad un accoppiamento non ottimale vite senza fine – corona.

Figura 10: grafico di guida nei pressi dell'errore periodico della vite senza fine.

Malgrado ciò la guida automatica è risultata decisamente più comoda e confortevole di quella manuale utilizzata nel 2010 per la ripresa di M42 (Figura 1).  Grazie all’autoguida e alla manutenzione della meccanica la montatura EQ3.2 ha retto ben 300 secondi di posa a 300 mm, quasi raddoppiando il tempo massimo di esposizione ottenuto in passato. Pose a 540 e 900 secondi sono risultate leggermente mosse a causa, senza ombra di dubbio, dell’errore della vite senza fine. In Figura 11 riportiamo un esempio di posa a 240 secondi di esposizione.

Figura 11: esempio di scatto ripreso con montatura EQ3.2 e Canon EF 70 – 300 mm f/4-5.6 IS USM + Canon EOS 500D modificata Baader in parallelo (testa Geoptik GK2) ad un telescopio rifrattore acromatico SkyWatcher 70 mm f/7. Singola posa da 240 secondi a 100 ISO (no calibrazione) - 01/01/2015, Briosco (MB)




Gennaio 2015

Riportiamo gli scarti, le prove ed altro riferiti al mese di Gennaio 2015 (per maggiori informazioni cliccare qui).

 

 

 

 

Nebulosa di Orione (M42) in banda stretta - 04/01/2015

Cometa C/2014Q2 (Lovejoy) - 12/01/2015

cometa C/2014 Q2 (Lovejoy) | Foto scattada da Santa Caterina (SO) con la collaborazione di Maia Mosconi - 24/01/2015




Macchia Solare #2253 – 02/01/2015

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Ritchey-Chrétien GSO 203 mm f/8

Camera di acquisizione (Imaging camera): Imaging Source DBK31.AU03 colori [4.65 μm] [Gruppo Amici del Cielo]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): Registax5.1 + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): Astrosolar filter (203 mm aperture)

Filtri (Filter): Astronomik IR-cut

Risoluzione (Resolution): 1024 x 768 (originale/original), 742 x 784 (finale/final)

Data (Date): 02/01/2015

Luogo (Location): Briosco – MB, Italia (Italy)

Pose (Frames): somma di 1000 frames

Calibrazione (Calibration): non presente (not present)

Fase lunare media (Average Moon phase): 92.4%

Campionamento (Pixel scale): 0.590625 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 1624 mm

Macchia Solare #2253 - 02/01/2015




C/2014 Q2 (Lovejoy) – 11/01/2015

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Rifrattore ED (ED reftactor) Tecnosky Carbon Fiber 80mm f/7

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore Tripletto APO FPL53 (APO reftactor triplet FPL53) Tecnosky 80mm f/6

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): riduttore/spianatore 0.8x a quattro elementi (four elements 0.8x reducer/field flattener).

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  2” IDAS LPS-D1

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4710 x 3125 (finale/final)

Data (Date): 11/01/2015

Luogo (Location): Briosco – MB, Italia (Italy)

Pose (Frames): 18 x 360 sec at/a 400 ISO.

Calibrazione (Calibration): 5 x 360 sec dark, 40 bias, 57 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 64.5 %

Campionamento (Pixel scale): 2.1758 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 448 mm

Note (note): non presente (not present)

C/2014 Q2 (Lovejoy) - 11/01/2015

C/2014 Q2 (Lovejoy) senza/without star trails - 11/01/2015




Cometa C/2014 Q2 (Lovejoy)

Anche quest’anno una cometa di nome Lovejoy varcherà i cieli invernali dando uno spettacolo unico nel suo genere. Molto diversa da quella che illuminò i cieli del 2014 (vedi sezione comete, cometa C/2013 R1 (Lovejoy) la C/2014 Q2 è una cometa caratterizzata da un’imponente chioma ed una coda appena percettibile. La sua traiettoria apparente attraverserà la volta celeste da sud verso nord raggiungendo la massima luminosità nei giorni intorno all’11 gennaio 2015 quando si trovava nella costellazione del Toro. In tale occasione sarà in principio possibile osservarla ad occhio nudo da cieli particolarmente bui e prima che la Luna sorga. L’andamento della magnitudine in funzione del tempo è riportato in Figura 1.

ASTROtrezzi ha seguito la cometa dalla “prima” apparizione a sud, nella costellazione della Colomba il giorno 20/12/2014. Purtroppo l’elevato inquinamento luminoso presente nel nord Italia ne ha impedito qualsiasi forma di ripresa sino al 30/12/2014 quando la sua elevazione ha raggiunto valori considerevoli. Con l’inizio di gennaio 2015, la Luna ormai piena ne ha impedito nuovamente le riprese astrofotografiche anche se la bellissima chioma è stata osservata il giorno 05/01/2015 da Briosco (MB) con un rifrattore acromatico da 15 cm.

UPDATE: cometa ripresa ed osservata il giorno 11/01/2015 da Briosco (MB). L’osservazione è stata effettuata con un monocolo 15 x 70. La cometa era visibile come un batuffolo sferico molto luminoso privo di coda. In fotografia, effettuata con filtro IDAS dato l’elevato inquinamento luminoso, la coda è visibile seppur con non poche difficoltà. Purtroppo la presenza di forte vento non ha permesso la ripresa a focali più elevate.

UPDATE: cometa ripresa il giorno 12/01/2015 da Sormano (CO). Purtroppo la presenza di nubi non ha permesso nessun tipo di integrazione. La coda è visibile con difficoltà in foto.

Seguiteci controllando quotidianamente questa pagina di aggiornamento. Maggiori dettagli verranno forniti giorno dopo giorno indicati con la scritta UPDATE. Inoltre consigliamo la lettura del capitolo comete della “Guida all’Astronomia“.

Figura 1: Luminosità della cometa C/2014 Q2 (Lovejoy). Dati Minor Planet Center

La cometa Lovejoy tornerà a brillare tra i cieli non illuminati dalla Luna a partire dal 09 gennaio 2015 e pertanto l’osservazione binoculare o telescopio potrà diventare davvero gratificante. Le effemeridi della cometa (dati Minor Planet Center) e una mappa del cielo per seguire la cometa, calcolate per la località Sormano (CO) ma generalizzabili praticamente a tutta Italia, sono riportate qui sotto per i mesi di dicembre 2014 – marzo 2015. Di seguito una breve guida su come fotografare la cometa C/2014 Q2 e come seguirla con il software Stellarium.

Figura 2: Effemeridi della cometa C/2014 Q2 (Lovejoy) per la località di Sormano (CO)

Posizione della cometa C/2014 Q2 (Lovejoy) - mappa realizzata con Skychart 3.10

SEGUIRE LA COMETA CON STELLARIUM [ contributo di Matteo Manzoni]

E con l’avvicinarsi in questi giorni della cometa Lovejoy, vediamo come aggiungerla in Stellarium per poterla agevolmente localizzare nel cielo invernale. Per prima cosa dobbiamo avviare Stellarium andando poi in “Finestra di configurazione” o premendo il tasto F2. Selezioniamo quindi il tab “plugins”. Nell’elenco che appare selezionare il plugin “editor sistema solare”. Abilitiamo selezionando la voce “carica all’avvio” e poi premendo il tasto configura.
Nella schermata che viene mostrata dovete selezionare il tab “sistema solare” e poi cliccare sul pulsante “Importa elementi orbitali nel formato MPC…”
Verrà ora mostrata la schermata “importa dati” e selezionando il tab “Ricerca online” si dovrà inserire nella barra di ricerca la denominazione “C/2014 Q2” e poi premere la lente d’ingrandimento per avviare la ricerca.
Selezionare come da immagine il nuovo oggetto mostrato e poi premere su “aggiungi oggetti”.
Ora basterà chiudere tutte le schermate aperte e premendo il tasto F3 si aprirà la schermata di ricerca in cui basterà inserire il nome della cometa “C/2014 Q2” e ci verrà mostrata la posizione esatta della cometa.
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FOTOGRAFARE LA COMETA LOVEJOY
Una cometa è uno degli oggetti più affascinanti da fotografare e a seconda dello strumento utilizzato può diventare anche uno degli astri più difficili da riprendere. Infatti oltre a partecipare al moto apparente di rotazione con le altre stelle fisse, le comete posseggono anche un loro moto proprio rispetto a queste ultime. Ecco quindi che una montatura astronomica motorizzata non è più, da sola, in grado di inseguire le comete. Quindi che fare?
  • RIPRESA DELLA COMETA C/2014 Q2 CON CAVALLETTO FOTOGRAFICO: utilizziamo l’applicazione VIRGO sviluppata da ASTROtrezzi sia per smartphone che per PC al fine di calcolare il massimo tempo di esposizione possibile per la latitudine a cui si trova la cometa. Potete usare la mappa presente in questo articolo al fine di scegliere la giusta costellazione a seconda del periodo in cui deciderete di osservare la cometa. Consigliamo di aprire il diaframma dell’obiettivo il più possibile mentre per gli ISO è consigliabile utilizzare valori medi compresi tra 400 e 800. Considerando le dimensioni angolari della cometa, questa appare già visibile e può pertanto essere ripresa con il paesaggio a focali corte, intorno ai 50mm. Consigliamo comunque riprese a 70-100 mm in modo da vedere i tenui dettagli della coda.
  • RIPRESA DELLA COMETA C/2011 L4 CON UNA MONTATURA ASTRONOMICA: purtroppo il problema del moto proprio delle comete rispetto alle stelle fisse, illustrato nel paragrafo precedente, non si può risolvere banalmente con una montatura astronomica seppur motorizzata. Infatti questa è in grado di seguire il movimento delle stelle e non delle comete. Come fare allora? Esiste solo una possibilità: inseguire la cometa invece delle stelle! Questo può essere fatto solo attraverso una guida (manuale o autoguida) inseguendo il nucleo della cometa invece della tipica stella di guida. Ovviamente, quando andremo a sommare le nostre immagini, dovremmo allinearle rispetto al nucleo della Lovejoy generando evidentemente il mosso nelle stelle. Il risultato finale sarà quindi una cometa perfettamente a fuoco e ben esposta con uno star-trail di fondo. Alcuni software come DeepSkyStacker permettono di ottenere sia stelle che cometa puntiformi attraverso sistemi più o meno complessi di combinazione delle immagini. Unico punto dolente, ma purtroppo non prevedibile, è la possibilità che il nucleo risulti particolarmente attivo modificando velocemente la forma della coda. In tal caso bisognerà prestare attenzione alle immagini da sommare al fine di non ottenere un “mosso” sulla coda della cometa.

Riportiamo in seguito la lista delle immagini della cometa C/2014 Q2 (Lovejoy) ripresa da ASTROtrezzi:

C/2014 Q2 (Lovejoy) - 30/12/2014

C/2014 Q2 (Lovejoy) - 11/01/2015

C/2014 Q2 (Lovejoy) - 12/01/2015

C/2014 Q2 (Lovejoy) - 24/01/2015




Eclissi parziale di Sole 20 Marzo 2015

Ogni mese la Luna compie un periodo di rivoluzione intorno al nostro pianeta dando luogo a quelle che conosciamo come fasi lunari. Durante la fase di Luna Nuova il nostro satellite naturale viene ad interporsi tra noi e la nostra stella: il Sole. Proprio per questo motivo la Luna non è visibile in quei giorni essendo immersa nel bagliore solare (giorno). Ruotando intorno alla Terra, la Luna descrive un orbita e quindi un piano orbitale come mostrato in figura 1. Questo non è allineato con il piano orbitale che la Terra descrive orbitando intorno al Sole (eclittica) ma inclinato di circa 5 gradi. Pertanto durante il moto di rivoluzione lunare, il nostro satellite naturale si troverà a passare per ben due volte attraverso l’intersezione tra il piano orbitale lunare e l’eclittica. Questo punto è detto nodo (Figura 1).

Figura 1: sistema Sole - Terra - Luna e posizione dei nodi.

Se la Luna passa dal nodo il giorno di Luna Nuova, allora il sistema Sole – Luna – Terra si troverà allineato ed avverrà un’eclisse di Sole. Dato che il diametro della Luna è 400 volte più piccolo del Sole e allo stesso tempo si trova 400 volte più vicino a noi, le dimensioni angolare dei due corpi sono praticamente identiche. Proprio per questo motivo durante le eclissi di Sole il disco della Luna copre completamente il disco Solare (si parla di eclissi totali di Sole).

A seguito della complessa orbita lunare, la distanza Terra – Luna varia di giorno in giorno e può succedere che in un giorno di eclisse di Sole, questa si trova ad una distanza così grande da non riuscire, con il suo diametro apparente, a coprire interamente il Sole. In questi casi rimane un anello di luce intorno al disco lunare occultante e l’eclisse è detta eclisse anulare di Sole.

Il 20 marzo 2015, oltre ad essere il giorno di equinozio di primavera, il nostro pianeta sarà interessato da un’eclisse totale di Sole. Dato che l’ombra della Luna non coprirà tutta la Terra, solo una limitata regione vedrà occultare completamente il Sole. Nel caso del 20 marzo 2015, la regione di totalità attraverserà le isole Faröe (Danimarca) e Svalbard (Norvegia).

Figura 2: il fantastico paesaggio delle isole Faroe

In regioni limitrofe alla fascia di totalità, la Luna occulterà parzialmente la nostra stella e pertanto si parlerà di eclisse parziale di Sole. Pertanto l’Italia, così come molti altri paesi europei, sarà interessata da un’eclisse parziale di Sole. In particolare il disco solare verrà coperto in una percentuale che va dal 67% della Valle d’Aosta al 40% della Sicilia.

COME OSSERVARE L’ECLISSE DI SOLE

Durante la fase di parzialità, il disco solare verrà occultato dalla Luna per circa la metà del suo diametro. Questo comporta una riduzione di luminosità della nostra stella che apparirà più bassa. Malgrado ciò è ASSOLUTAMENTE VIETATO fissare il disco solare, anche per soli pochi minuti, ad occhio nudo. Infatti, i danni alla vista e seguito di un’osservazione prolungata del Sole ad occhio nudo non sono remoti tanto da avere persino un nome clinico: “la maculopatia da eclisse solare”. Pertanto NON osservate il Sole ad occhio nudo, neppure se la sua luce vi sembra tenue. Inoltre NON utilizzate filtri “fatti in casa” come vetri per saldatura, vetri affumicati, filtri ottici di colore nero. Questi potrebbero infatti bloccare la luce visibile ma far passare altri tipi di radiazione (come l’ultravioletto) in grado di fare danni alla vista. Il modo migliore per osservare un’eclisse ad occhio nudo è utilizzare appositi occhialini in Astrosolar o Mylar del costo pari a pochi euro. Questi, così come i filtri in formato A4 utili per auto-costruisti schermi per fotocamere, videocamere, binocoli e telescopi sono acquistabili in negozi specializzati come, ad esempio ARTESKY. Ricordatevi di non utilizzare i filtri solari venduti in dotazione con i piccoli telescopi astronomici. Infatti, seppur garantiti come “sicuri”, in rete si trovano numerosi esempi di rotture con conseguenti danni irreparabili alla vista del malcapitato.

Una volta acquistati i filtri opportuni, utili per osservare/fotografare il sole anche durante gli altri periodi dell’anno, non vi resta che inquadrare il Sole. Per quel che riguarda Milano, l’eclisse inizierà il giorno 20 marzo 2015 alle ore 9:24 e terminerà alle 11:44. Durante questo lungo periodo di tempo, la Luna occulterà pian piano il disco solare. Per chi non è interessato a seguire tutto il transito consigliamo l’osservazione del punto di massimo che sarà, sempre per Milano, alle ore 10:32. Ovviamente i tempi di inizio, massimo e fine di un’eclisse dipendono dal luogo di osservazione. Riportiamo pertanto come altro estremo Siracusa, dove l’eclisse inizierà alle 9:23 e finirà alle 11:37 con il massimo previsto per le ore 10:28. Come si vede le variazioni non sono enormi per quel che riguarda il nostro paese. Se siete pignoli e volete i tempi esatti di ogni fase dell’eclisse, consigliamo l’utilizzo del software planetario Stellarium.

Figura 3: l'eclisse totale di Sole dell'11 agosto 1999.

COME RIPRENDERE L’ECLISSE DI SOLE

L’eclisse parziale di Sole del 20 marzo può essere ripresa con strumenti ottici differenti a seconda delle caratteristiche che si vogliono evidenziare. In particolare consigliamo i seguenti differenti tipi di ripresa:

  • Fasi dell’eclisse: riprendere le varie fasi dell’eclisse utilizzando un telescopio astronomico (Figura 4a) od un obiettivo a lunga focale. In questo modo sarà possibile vedere in diretta l’evoluzione fotosferica della nostra stella (macchie solari).
  • Durata dell’eclisse: riprendere con un radiotelescopio come RadioASTRO80 la variazione del segnale d’antenna nel corso dell’eclisse a seguito dell’occultazione del disco solare (Figura 4b).
  • Protuberanze ed eclisse: riprendere il Sole con un telescopio sensibile alla sola linea H-alfa dell’idrogeno (Figura 4c). In questo modo sarà possibile vedere in diretta l’evoluzione cromosferica della nostra stella (protuberanze).
  • Time-lapse dell’eclisse: è possibile riprendere la variazione del flusso di luce sul paesaggio a seguito dell’occultazione del Sole (Figura 4d). Le immagini potranno poi essere montate in un video che documenterà “l’effetto dell’eclisse sull’ambiente”. 

Figura 4: diversi strumenti per osservare l'eclisse parziale di Sole del 20 marzo 2015

ASTROtrezzi, attraverso la pagina Facebook dedicata, vi terrà aggiornati in diretta sulle varie fasi dell’eclisse ed eventuali riprese effettuate nell’ottico ed in banda radio (microonde). In questa pagina invece verranno pubblicate le immagini preliminari dell’evento. Seguiteci!

NEWS: purtroppo le condizioni meteo a Briosco (MB) il giorno 20/03/2015 non sono state favorevoli, impedendo le riprese di time-lapse, protuberanze e segnale a microonde. In ogni caso l’eclisse è stata ripresa da Garlasco (PV) in luce visibile con telescopio Newton 150 mm f/5 con correttore di coma Baader MPCC e camera Canon EOS 500D modificata (100 ISO, tempi compresi tra 1/250 e 1/320 secondo). Riportiamo in seguito alcune immagini preliminari a bassa risoluzione. Il video dell’eclisse parziale di Sole è disponibile ora all’indirizzo http://youtu.be/l-6H1OM88KA . Immagini ad alta risoluzione, video e tutto quanto è stato ripreso il giorno 20/03/2015 è disponibile all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/?p=5463 . Al prossimo speciale di ASTROtrezzi.it !!!

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Radioastronomia a microonde (10-12 GHz)

Le microonde sono un particolare tipo di radiazione elettromagnetica caratterizzata dall’avere frequenza compresa tra i 3 e i 300 GHz. L’Universo emette praticamente in tutte le lunghezze d’onda e pertanto è possibile “osservarlo” anche nelle microonde. Purtroppo però, il range a cui è sensibile il nostro occhio è limitato a quella stretta regione dello spettro elettromagnetico detta luce visibile caratterizzata dall’avere lunghezza d’onda compresa tra circa 380 e 760 nm. Le microonde sono invece molto più lunghe, spaziando tra i 10 mm ed i 10 cm e pertanto invisibili all’occhio umano. Proprio per questo motivo si rende necessario l’impiego di particolari strumenti in grado di trasformare questa luce “invisibile agli occhi” in qualcosa percettibile con i nostri organi di senso. Tali strumenti sono le antenne o radiotelescopi i quali, opportunamente collegati ad un computer, sono in grado di trasformare il segnale elettrico generato dall’onda in uno sonoro e/o luminoso. Di tutto il range di frequenze dell’Universo a microonde, andremo qui ad analizzare quello compreso tra 10 e 12 GHz. Il motivo è molto semplice: in questo intervallo di frequenza abbiamo già la tecnologia necessaria tra le mani. Altre frequenze nelle microonde o radio richiedono una strumentazione più sofisticata, specializzata e spesso di grandi dimensioni (superiori al metro). Inoltre le conoscenze di elettronica non sono così banali come quelle necessarie per autocostruirsi un radiotelescopio a microonde nel range 10-12 GHz. Ma di che tecnologia stiamo parlando? La risposta è molto probabilmente sopra tetto di casa vostra: l’antenna per la ricezione della TV satellitare. Utilizzando una banale antenna parabolica e pochissima altra strumentazione elettronica dal prezzo spesso inferiore alla decina di euro potrete costruire il vostro primo vero radiotelescopio. In particolare il post “RadioASTRO80” descrive come realizzare un’antenna a microonde da 80 cm di diametro per utilizzo astronomico, sia divulgativo che di ricerca scientifica amatoriale. Tale tipo di radiotelescopio ci permette di accedere a quella parte di Universo invisibile agli occhi: il mondo a microonde. Ma cosa possiamo “osservare” nell’Universo a microonde e radio?

RadioASTRO80 su montatura SkyWatcher NEQ6

Iniziamo classificando le possibile sorgenti astrofisiche in tre categorie: termiche, non termiche e sorgenti a spettro discreto. Le sorgenti termiche, sono tutti quegli oggetti che emettono con uno spettro tipico di corpo nero. Queste sono le stelle come il nostro Sole, i pianeti o la radiazione di fondo cosmico (CMB). Radiazioni non termiche sono quelle invece originate da processi di emissione tipo Bremsstralung o sincrotrone come getti di gas in galassie attive. Infine le sorgenti a spettro discreto sono quelle in cui l’emissione avviene a frequenza costante a seguito di fenomeni di spin-flip dell’idrogeno neutro (HI) con emissione a lunghezza d’onda di 21 cm, linee di ricombinazione o ancora linee molecolari (CO, OH, …).

Ovviamente non tutte queste sorgenti sono “visibili” nel range 10-12 GHz. Di quelle “osservabili”, la sorgente più luminosa rimane il Sole, sia nelle sue regioni quiescenti che attive. Quasi 100 volte più debole in termini di flusso troviamo la Luna che riflette la “luce” a microonde del Sole. 1’000 volte più debole abbiamo invece la Via Lattea ed infine 10’000 volte più debole, al limite della ricezione con strumenti amatoriali, troviamo alcune radiosorgenti come Cassiopea A (ovvero la nebulosa omonima), Taurus A (la nebulosa M1 nel Toro) e Orion A (la nebulosa M42 in Orione).

Purtroppo alcune sorgenti importanti come la CMB o la linea a 21 cm dell’idrogeno neutro sono fuori dal range di “visibilità” a 10-12 GHz. Ultima sorgente sporadica, ma non meno importante delle altre qui descritte, sono le meteore che durante la loro fase “esplosiva” in atmosfera emettono anche nelle microonde.

In questo articolo abbiamo visto quali possono essere le risorse che la radioastronomia a microonde  ci mette a disposizione. Il progetto RadioASTRO80 dimostra infine come, con poche decine di euro, sia possibile avere tra le mani un radiotelescopio amatoriale di buona qualità con cui fare della semplice ricerca amatoriale. Non vi resta quindi che mettere le mani a tester, cacciaviti, PC e saldatori e prepararvi a costruire il vostro primo radiotelescopio a microonde!




C/2014 Q2 (Lovejoy) – 30/12/2014

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 200 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): CCD Atik 383L+ B/W [5.4 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico (refractor) SkyWatcher 102mm f/5

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): PixInsight + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter): 2” IDAS LPS-D1

Risoluzione (Resolution): 3362 x 2537 (originale/original), 2792 x 2039 (finale/final)

Data (Date): 30/12/2014

Luogo (Location): Briosco (MB), Italia (Italy)

Pose (Frames): 1 x 360 sec bin 1×1

Calibrazione (Calibration): no

Fase lunare media (Average Moon phase): 72.6%

Note (note):

C/2014 Q2 (Lovejoy) - 30/12/2014




Sole – 01/01/2015

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 700D [4.3 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher EQ3.2

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): Registax5.1-6 + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter): Astrosolar

Risoluzione (Resolution): 5184 x 3456

Data (Date): 01/01/2015

Luogo (Location): Briosco – MB, Italia (Italy)

Pose (Frames): somma di 30 frame da 1/800 secondo a 100 ISO

Calibrazione (Calibration): non presente (not present)

Fase lunare media (Average Moon phase): 87.5%

Campionamento (Pixel scale): 1.1825 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Sole - 01/01/2015




M42 (NGC 1976) – 22/12/2014

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 40D (filtro LPF2 rimosso / LPF2 filter removed) [5.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico SkyWatcher 102mm f/5

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): PixInsight + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  2” UHC-E

Risoluzione (Resolution): 3888 x 2592 (originale/original), 3908 x 2602 (finale/final)

Data (Date): 22/12/2014

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): HDR composizione/composition, 11 x 600 sec at/a 640 ISO + 4 x 300 sec at/a 640 ISO + 4 x 150 sec at/a 640 ISO + 4 x 75 sec at/a 640 ISO + 4 x 30 sec at/a 640 ISO

Calibrazione (Calibration): 4 dark, 53 bias, 55 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 1.2%

Campionamento (Pixel scale): 1.2797 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note):

M42 (NGC 1976) - 22/12/2014